Un Osservatorio presso il Convento dei Frati
“Come in generale in ogni paese, specialmente dove non esistono ancora osservatori meteorologici, così anche a Rovereto in passato vi fu sempre qualcheduno che tenne conto almeno della temperatura.”
Così nel 1898 il Dr. Ruggero Cobelli (1838-1921), (medico ma anche vivace appassionato di botanica, zoologia, meteorologia, batteriologia, fisiologia) cominciava un breve opuscolo intitolato “L’anno meteorologico medio di Rovereto” (tratto dall’annuario della Società degli Alpinisti Tridentini), nel quale, propone uno dei primi studi sistematici sul clima della città.
Per questo si avvale dei dati accumulati in 20 anni di funzionamento, dall’osservatorio meteorologico roveretano, situato presso il convento di S. Rocco e curato dai RR. PP. Francescani.
1827-1860
Ma, come accennato dal Dr. Cobelli, prima dell’istituzione ufficiale di un osservatorio meteorologico, singoli appassionati, studiosi o agricoltori si erano interessati alle vicende del tempo della Val Lagarina: prima solo empiricamente, limitandosi ad annotare lo stato del tempo o l’evolversi di fenomeni
eccezionali, poi anche con l’ausilio di termometri, barometri e pluviometri.
Si apprende da alcuni documenti del 1850 che a Rovereto era presente dal 1827 al 1840 circa, una stazione meteorologica curata da B.G. Stoffella della Croce e G. de Bonfioli, nella quale all’alba e a mezzodì venivano rilevate temperatura, pressione atmosferica, stato del cielo e precipitazioni: alcuni di questi dati si possono trovare sparsi in documenti statistici del Trentino dell’epoca, ma per gran parte queste prime osservazioni sono andate per sempre perdute.
1860-1870
I primi documenti riguardanti osservazioni eseguite con metodo scientifico sono contenute nel programma scolastico del Regio Ginnasio Superiore di Rovereto nell’anno 1860-61.
Il Dr Giovanni Gentilini “…mercè anche l’opera lodevolissima di alcuni valenti discepoli…” intraprese l’esperienza di raccogliere per un anno, dal 1° luglio 1860 al 30 giugno 1861, i dati meteorologici della nostra città. Nell’introduzione, il Dr. Gentilini, docente di fisica al Ginnasio Superiore, specifica i motivi che lo hanno indotto a questi studi: “Abbenchè io non ignori, che il periodo di un anno da solo non basti per istabilire, anche solo per approssimazione, le leggi meteorologiche di un paese[…] pure il pensiero che ancor nissuno fin qui, per quanto io sappia, ebbe a pubblicare un completo quadro di osservazioni, che riguardassero […] questo nostro paese…”. Nel seguito Gentilini annota come nella parte settentrionale del Trentino sia presente un rete di osservazioni “già da lungo tempo ordita”: in effetti a Trento le osservazioni meteorologiche si effettuavano già dai primi anni dell’ ‘800 a cura di don Francesco Lunelli (delle quali oggi si può trovare ancora qualche media ed estremi mensili, ma non le osservazioni giornaliere, probabilmente mai pubblicate), mentre si sa che l’ I.R. Forestale austro-ungarico aveva dislocato in regione diversi pluviografi, i cui dati, però, mai furono pubblicati dall’I.R. Meteorologico di Vienna.
In conclusione, Gentilini auspica che “neanche in questa parte dello scibile umano’ questo nostro paese (si riferisce all’impero Austro Ungarico, sotto il quale allora si trovava anche Rovereto) resti inferiore agli altri paesi, che da qualche anno estendono più che mai un tale utile studio'”: in Italia stava nascendo la Società Meteorologica Italiana; in Francia ed in Germania già da tempo si effettuavano regolari rilevazioni.
Quindi si passa ad un’attenta descrizione degli strumenti utilizzati, della loro ubicazione, delle ore del giorno nelle quali vengono svolte le osservazioni.
I dati rilevati riguardavano temperatura (in gradi Reaumur), pressione (in linee parigine, viennesi e in mm, data la babele di unità di misura usate allora nei diversi paesi), temperatura di bulbo umido e quindi tensione di vapore e umidità relativa con tabelle psicrometriche fornite dall’imp. regio Istituto meteorologico di Vienna, precipitazioni (in pollici parigini), direzione e forza del vento (osservando l’agitarsi di rami e alberi), altezza del fiume Adige (in pollici viennesi) e del torrente Leno (a vista).
Alla fine sono redatte medie ed espressa qualche osservazione riguardante correlazioni tra l’andamento barometrico e dello stato del cielo (arrivando alla conclusione che l’abbassamento della pressione atmosferica in modo continuato per 40-50 ore indichi l’approssimarsi del cattivo tempo: siamo alla base dei primi tentativi di previsione del tempo con metodo scientifico), il verificarsi di terremoti ed una lunga parte dedicata al passaggio di comete e altri fenomeni celesti.
Purtroppo non furono possibili confronti con altri dati della zona, permettendo al Dr. Gentilini solo speculazioni riguardo l’anno trascorso, che giudicò troppo umido e piovoso rispetto (forse, specifica) al normale.
Il Dr. Cobelli rende noto che Gentilini proseguì le sue accurate osservazioni fino al 1869.
1870-1881
Nel 1869 la Camera di Commercio cominciò la reintroduzione della bachicoltura nel roveretano, dove era fiorente nel XVIII sec., istituendo anche osservazioni meteorologiche (soprattutto termometriche e pluviometriche) nei mesi della campagna bacologica. Si ritrovano dati sparsi nei documenti riguardanti gli studi della “Rigenerazione della razza gialla” e “Allevamento sperimentale di bachi da seta” sempre a cura del Dr. Cobelli, in genere per il periodo che va da maggio a settembre. Le rilevazioni riguardano temperature minime e massime (in gradi Reaumur) e le precipitazioni (in linee parigine), ma non è specificato nulla sull’apparato di misurazione.
Nel 1877 la Società Agraria Roveretana, che aveva cominciato nel 1871 le coltivazioni dei bachi da seta, istituì il suo stabile osservatorio meteorologico, che continuò a funzionare fino al 1880 a cura del Professore Giuseppe Dalvit.
Dati (frammentari) riguardanti pressione atmosferica, temperatura (quella di bulbo umido e quella di bulbo asciutto), tensione del vapore e umidità relativa tra il 1879 e il 1880 sono ancora consultabili nella biblioteca del Museo Civico, assieme ad una parte della corrispondenza con l’osservatorio meteorologico di Vicenza (il cui direttore era il sig. Conte Almerigo da Schio) riguardante l’osservazione di eventi temporaleschi in valle tra il 1877 e il 1881 (interessante è lo studio comparato dei dati forniti da diversi osservatori piemontesi, lombardi, veneti e trentini che hanno seguito lo stesso evento e in base ai quali è stato possibile ricostruire il tragitto del fenomeno: una sorta di carte del tempo passato, per capire cosa è successo e formulare i primi tentativi di previsione)(Schiapparelli-Frisiani “Sui temporali osservati nell’Italia superiore durante l’anno 1877/78/79/80).
Resoconti delle osservazioni meteorologiche negli anni 1878 e 1879 si trovano nel giornale locale “Raccoglitore”: tali resoconti sono a cura dello stesso Dalvit, e presentano una descrizione sommaria degli eventi che hanno caratterizzato i singoli mesi e le temperature estreme e medie dell’anno, in gradi Reaumur (è plausibile che l’osservatorio fosse lo stesso creato nel 1860 da Gentilini presso l’attuale palazzo dell’Istruzione). Sono riportate infine le precipitazioni annuali e le scosse di terremoto avvertite.
Tra il 1870 e il 1880 i rapporti tra la Società Agraria Roveretana e l’I.R. Meteorologico di Vienna divennero sempre più stretti: nel 1878 Rovereto poteva vantare uno dei primi servizi di previsioni del tempo basato sulle osservazioni compiute dall’osservatorio della città e sui telegrammi provenienti da Vienna e Trieste. Parte di tale documentazione è presente presso il Museo Civico. Si tratta di carte del tempo riguardanti l’Europa meridionale e centrale (principalmente le Alpi e il bacino del Mediterraneo) unite a specchietti riassuntivi con le osservazioni del tempo delle principali stazioni dell’Impero e del Regno d’Italia.
1882-1914
“La prima idea di fondare uno stabile e regolare osservatorio meteorologico a Rovereto, è dovuta al compianto illustre Padre Francesco Denza, Direttore della società Meteorologica Italiana, il quale, passando per questa città nel 1881, consigliò ed incoraggiò a questa impresa la Società degli Alpinisti Tridentini, che diventò poi tanto benemerita promuovendo questi patrii studi in molte altre località del Trentino”: è ancora l’instancabile Cobelli che in un altro opuscolo datato 1909, estratto dal Bollettino della S.A.T. e intitolato “Venticinque anni di osservazioni meteorologiche a Rovereto (1882-1906)”, delinea così la nascita dell’osservatorio meteorologico di Rovereto, il primo istituito ufficialmente nella città, e regolarmente funzionante dal 1° gennaio 1882.
Padre Francesco Denza (1834-1894), barnabita, laureato in fisica a Torino e padre spirituale della meteorologia Italiana, è in quel periodo direttore della neonata Società Meteorologica Italiana e sta promuovendo con incredibile passione il diffondersi di osservatori lungo tutte le Alpi e gli Appennini (la rete conta già allora più di 160 osservatori, con sede centrale presso l’osservatorio di Moncalieri a Torino che invierà, dal 1869 fino al 1910, il suo bullettino all’osservatorio).
Passando in visita agli osservatori di Cles e Cavalese nel 1881, il barnabita accolse positivamente la proposta della fondazione di uno stabile osservatorio meteo-sismico a Rovereto (era stato appena chiuso il servizio di previsioni descritto in precedenza) da parte dell’allora vice direttore della S.A.T, il roveretano Barone Emanuele Malfatti.(1)(2)
L’osservatorio che sorge presso il convento dei RR. PP. Francescani (come gran parte degli osservatori sorti in quegli anni in Italia: la presenza di un convento, infatti, garantiva, secondo il Denza, la continuità e la serietà delle misurazioni nonché la loro lunga durata) viene realizzato basandosi fedelmente sulle direttive esposte dallo stesso Denza nelle sue “Istruzioni per le osservazioni meteorologiche e per l’altimetria barometrica” (1881-82), in appendice al quale è riportato, nell’elenco degli osservatori funzionanti nel 1882, anche quello di Rovereto.
Dalle descrizioni del Dr. Cobelli, sappiamo che l’osservatorio non differisce quasi per nulla dall’attuale: esso si trovava ad un altitudine di 210m s.l.m. e fornito degli strumenti:
• Barometro Fortin (altezza pozzetto del mercurio: 213.48m s.l.m.)
• Psicrometro di August
• Termometro a massima
• Termometro a minima
• Pluviometro, alto dal suolo due metri
• Anemoscopio
• Sismografo a pendolo
I termometri e il psicrometro si trovavano in una gabbia fuori della finestra in uno stanzino che guardava a nord a cinque metri dal suolo, nel quale si trovava il barometro e il sismografo; gli altri strumenti si trovavano in mezzo al giardino.
Le osservazioni venivano istituite tre volte al giorno, alle 9 ant., alle 3 e 9 pom. tempo medio dell’Europa centrale. Le medie giornaliere venivano fatte su questi tre valori, tranne per la temperatura, per la quale la media era fatta tra la max, la min e le due misurazioni delle 9 ant. e 9 pom.
Molti sono gli studi che fino al 1915 vengono fatti sulla base dei dati raccolti con puntualità dai padri Francescani del convento, la maggior parte dei quali per opera del Dr. Cobelli e del barone E. Malfatti, tra i quali si ricordano i già citati “Anno meteorologico medio di Rovereto” (1898), “Venticinque anni di osservazioni meteorologiche a Rovereto”(1909) che contiene anche interessanti note sulla fioritura stagionale delle piante e la migrazione degli uccelli che nidificano a Rovereto oltre alle indicazioni della durata del giorno in valle ai solstizi e agli equinozi, “L’anno più caldo e l’anno più freddo a Rovereto in 31 anni di osservazioni” (1914), “I mesi più caldi e i mesi più freddi a Rovereto in 31 anni di osservazioni” (1914), “L’inverno più caldo e l’inverno più freddo a Rovereto in 31 anni di osservazioni” (1914), “L’estate più calda e l’estate più fredda a Rovereto in 31 anni di osservazioni” (1914), queste ultime quattro pubblicazioni ad opera del Museo Civico.
Altri studi sono fatti da Fortunato Bertolasi, socio dell’Accademia Roveretana degli Agiati, che annota dal 1894 al 1912 i dati dell’osservatorio corredandoli con un breve riassunto degli eventi principali dell’anno.
1915-1918
L’attività dell’osservatorio si interrompe bruscamente il 31 dicembre 1914: nel 1915 la città venne interamente evacuata, trovandosi in prima linea allo scoppio della Grande Guerra. Non si hanno più notizie fino al 1918, quando i padri francescani tornarono al convento. Su un giornale di allora, “Libertà”, si trova la descrizione dello stato dell’osservatorio dopo la guerra: “Dell’osservatorio sismico-meteorologico, prima ben fornito di ogni sorta di strumenti scientifici, di apparecchi, di ricca biblioteca, di mobilio, non restano che i locali nudi, imbrattati, anneriti dal fumo, forati e scalcinati. Degli apparecchi neppure traccia; della preziosa biblioteca restava qualche foglio stracciato, unto, mobili, finestre, imposte, tutto che v’era di legno, bruciato. I registri, preziosissima raccolta manoscritta di tutte le osservazioni sismiche meteorologiche dall’anno dell’erezione dell’Osservatorio, dispersi qua e là, tanto che alcuni non fu possibile riaverli che dopo un paio d’anni”. Fortunatamente i registri delle osservazioni vennero recuperati tutti ed in buono stato negli anni successivi. Alcuni erano finiti a Trento, altri ad Innsbruck, lontani dalle distruzioni della prima linea.
1919-2001
Dal 1919 riappaiono con regolarità le misurazioni grazie all’interessamento del R. Esercito Italiano (nella persona del sergente capo del servizio meteorologico militare che da giovane, prima della guerra, amava bazzicare tra gli strumenti dell’osservatorio) e del R. Ufficio delle Acque di Venezia, che dotarono l’osservatorio di tutti gli strumenti necessari (ma non più di sismografi); questi vennero posti praticamente dove erano in origine, solo qualche metro più in alto: il pozzetto barometrico da 213,48m è spostato a 217,6m e così i termometri, ora a circa 8m dal suolo in una capannina di legno di larice posta fuori da una finestra a doppio vetro rivolta a Nord a poche decine di metri di distanza dalla precedente collocazione, come si può vedere da alcune fotografie dell’epoca.
Dal 1920 le misurazioni non hanno avuto più interruzioni: negli anno trenta il servizio meteorologico era molto ben organizzato, con frequenti ispezioni e vivaci collaborazioni con la sede centrale dell’ufficio meteorologico istituita presso il convento francescano di S. Bernardino a Trento, come si apprende dalla fitta corrispondenza.
Proprio in quegli anni compare il primo completo resoconto storico dell’Osservatorio, pubblicato a puntate sul giornale “Il Brennero”, a cura del padre allora direttore, Siro Scoz.
Una breve interruzione delle misurazioni è da segnalare nel periodo settembre-ottobre 1943 quando dopo l’armistizio “Fatti d’arme occorsi in città hanno costretto il convento a chiudere momentaneamente i battenti per trasferire al sicuro i novizi” come specifica una nota a margine del registro del settembre ’43 (le osservazioni in quel periodo, infatti, venivano spesso curate dai novizi del seminario annesso al convento, sotto la direzione di un direttore).
Ma ben presto le misurazioni riprendono, perfino sotto i bombardamenti, che vengono accuratamente documentati (è curioso leggere come ai giorni di nebbia o foschia si aggiungano in quei mesi i giorni con “nebbia artificiale”, usata dalla contraerea tedesca per confondere gli aerei alleati); fortunatamente il convento non subisce danni, venendo solo sfiorato da schegge di una bomba caduta nelle vicinanze. Una scheggia andò a colpire proprio la finestra meteorica, rompendo un termometro, subito sostituito e danneggiando lievemente la capanna meteorica, sostituita negli anni ’50.
Dopo la guerra gli strumenti sono stati col tempo modernizzati (talvolta è annotata sui registri la data di eventuali sostituzioni di strumenti); alcuni non ci sono più (i sismografi e l’ozonoscopio presenti prima della guerra), altri se ne sono aggiunti (una centralina termo-pluviometrica automatica dell’Ufficio idrografico della Provincia autonoma di Trento, un anemometro meccanico che misurava i Km di vento sfilati tra una misurazione e l’altra, abbandonato nel 1950 per continui malfunzionamenti, un eliofanografo, che ebbe purtroppo vita breve, finendo distrutto accidentalmente poco dopo la sua installazione). Traspare però dalla corrispondenza con l’ufficio centrale di ecologia agraria e avversità meteoriche di Roma, che ha sempre curato l’operato di questo ed altri osservatori storici in Italia, un certo calo di interesse e una certa latitanza, che proseguirà fino agli anni ’80, quando gli studi meteorologici e soprattutto climatologici cominciano ad assumere un ruolo di sempre maggior rilievo nella scena scientifica internazionale.
L’ultimo direttore dell’osservatorio è stato Padre Benedetto Gratton, che ha diligentemente curato le osservazioni per ben 25 anni, fino alla sua scomparsa nel 2001.
Il Museo Civico ha intrapreso negli anni ’80 e ’90 un programma di recupero dei dati dell’Osservatorio, digitalizzandone il patrimonio ed attivamente collaborando con il Convento. Dopo la scomparsa di Padre Benedetto, il Museo Civico ha accolto l’incarico, attraverso i suoi collaboratori, di proseguire le misurazioni senza interrompere la lunga serie storica.
2001-oggi
I pochi padri francescani che ancora abitavano il convento, lo hanno abbandonato definitivamente nel 2002. Il convento e’ stato acquisito dalla Curia Arcivescovile di Trento che, dopo un periodo di ristrutturazione, ha trasformato i locali nell’attuale Liceo Internazionale Arcivescovile. Grazie all’interessamento della Societa’ Meteorologica Italiana, al Museo Civico di Rovereto ed a Meteotrentino, l’Osservatorio è stato dotato di locale apposito, le misurazioni non hanno subito interruzioni e sono state integrate con nuova strumentazione nel rinnovato giardino dell’ex-convento.
Attualmente le osservazioni giornaliere e mensili vengono inviate oltre che al Museo Civico di Rovereto, che provvede alla creazione di una propria banca dati, anche all’Ufficio Centrale di Meteorologia e Ecologia Agraria a Roma (ora CMA-Unità di ricerca per la climatologia e meteorologia applicate all’agricoltura) e alla Società Meteorologica Italiana.
Soprattutto in questi ultimi anni, si è osservato un sempre maggior interesse per il recupero delle serie storiche ultrasecolari, importante supporto per la ricostruzione della variabilità climatica degli ultimi 2 secoli. In Italia sono presenti serie tra le più antiche d’Europa (Torino, Milano, Bologna, Padova, Firenze) e molte altre che superano i 100 anni di attività. In Trentino le tre serie storiche più anziane sono quelle di Trento, S. Michele all’Adige e Rovereto, risalenti alla seconda metà dell’800.
Note
(1) “Merita poi specialissima menzione la S.A.T., la quale in questi ultimi anni ha spiegato un’attività lodevolissima a favore della meteorologia di quelle importanti contrade, fondando nuovi Osservatori, e riordinando gli antichi. Oramai sono già otto stazioni complete (altre le termopluviometriche) che corrispondono sia con L’Associazione nostra, come coll’Istituto Meteorologico di Vienna da Cavalese, Coredo, Malè, Trento, S.Michele, Rovereto, Mori e Riva d. G. poste sia nella valle principale dell’Adige, come nelle laterali. La nuova stazione di Trento, che potrà riguardarsi come la centrale della rete tridentina, si sta ora ordinando nel Ginnasio Vescovile di quella città, e si è già munita di un completo corredo di nuovi strumenti. E pur in altro miglior locale ed in mano ai diligentissimi osservatori, quali sono i religiosi del Convento che L’Ordine di S.Francesco ha fuori di città, si sta trasportando l’Osservatorio di Rovereto” – Estratto dal rapporto del Direttore generale dell’Associazione Meteorologica Italiana 1881, pag 2 – Bollettino Mensuale del Real Collegio C. Alberto in Moncalieri, serie II – Vol. II anno 1881-82, Torino 1882.
“Torino, 16 luglio 1883
Illust. Sig. Presidente della S.A.T. – Rovereto
Il consiglio direttivo della Associazione Meteorologica Italiana nella sua prima seduta del 29 marzo ult. s., avendo appreso dal suo Presidente il valido e generoso concorso prestato da codesta operosa Società per l’ordinamento della rete meteorica tridentina, ha riconosciuto con voto unanime la speciale benemerenza che codesta Società si è acquistata presso l’Associazione ed ha dato ai sottoscritti il grato incarico di esprimergliene la più sentita gratitudine. I sottoscritti nell’adempiere di tutto cuore al gradevole incarico, si raffermano con profonda stima della S. V. Illust.
Devotissimi
Il Direttore Generale, Padre Francesco Denza
Il Vice-direttore Generale, Ing. Ottavio-Zanolli Bianca” – Lettera spedita alla SAT dalla SMI dopo la fondazione degli Osservatori meteorologici di Cavalese, Malè, Rovereto – IX Annuario SAT 1882-83, Trento 1883
(2) “[…] A lei, che è stato il papà della nostra piccola rete meteorologica, questa notizia Le sarà dispiacevole […]” – Lettera del vicepresidente della SAT, E. MALFATTI a Padre F. Denza in occasione dell’incendio che a Malè ha distrutto parte del paese e l’Osservatorio appena costruito – Estratto dal quotidiano locale “Il Brennero” del 12 aprile 1939 – Storia a puntate dell’Osservatorio di Rovereto.
Nelle immagini: convento di San Rocco e Osservatorio negli anni ’50-’60 (foto: Padre Remo Stenico)